L’avvento delle intelligenze artificiali nella programmazione ha cambiato il panorama come un refactoring ben fatto: nessuno sa bene cosa succederà, ma il codice gira. In mezzo a questo fermento, è emerso un nuovo stile creativo – il *vibe-coding*. Niente più monitor pieni di warning rossi e caffè freddo: ora si scrive codice con una playlist lo-fi in sottofondo, una lampada al plasma sulla scrivania e l’IA pronta a suggerire il nome della variabile “più armonico”.
Molti programmatori trovano nel vibe-coding un modo per restare ispirati e motivati, ma come ogni moda che si rispetti, ha i suoi lati ombra: il rischio è di confondere lo stile con la sostanza, o delegare troppo all’assistente virtuale e dimenticarsi di imparare davvero.
Naturalmente l’IA può dare una mano per il frontend: integrare componenti in React, Svelte o Vue è diventato quasi come parlare con un collega entusiasta che non dorme mai. Il debug? Un gioco da ragazzi. Ma quando si tratta di architettare un backend solido, scalabile, sicuro… lì serve ancora il tocco umano. Idee, studio, iterazioni… la mente del programmatore non può essere sostituita da un autocomplete superintelligente. Insomma, l’IA è una compagna di viaggio interessante, ma il volante dev’essere ancora ben saldo nelle mani di chi conosce la strada.
Personalmente mi son fatto ispirare dalle mie esigenze, e allora con il vibe-coding è nato iStudio, una mega agenda per gestire appuntamenti, attività, scadenze, todo-list, progetti, note e altro ancora e Innova-ETS, una webApp per gestire in semplicità la contabilità di una associazione con relativa rendicontazione.
– https://lab.sssr.it/
– https://innova-ets.lovable.app
Ovviamente sono in versione Beta, ma a breve passerò al debug di qualche IA e le renderò disponibili… non so ancora sotto quale licenza, anche se non nato con la GNU Gpl con il FantaCalcioBazar Evolution.
Per completare il discorso del vibe-coding occorre però capire i principali pro e contro.
Vantaggi:
- Creatività e ispirazione: Atmosfere rilassate, luci soffuse e playlist giuste stimolano il pensiero laterale. A volte la soluzione al bug più annoso arriva mentre tamburelli le dita a ritmo di synthwave.
- Meno stress, più flow: Vibe-coding invita a trovare un equilibrio tra performance e benessere mentale, trasformando il coding in un’attività quasi meditativa.
- Supporto dell’IA: La presenza di assistenti intelligenti ti libera dalla sintassi pedante e ti lascia più spazio per pensare all’architettura, all’esperienza utente o semplicemente… per respirare.
Svantaggi:
- Distrazione mascherata da ispirazione: Lo “stato di vibe” può facilmente diventare un pretesto per procrastinare con stile.
- Overreliance su tool smart: Se ci si affida troppo all’IA per scrivere codice, si rischia di perdere competenze fondamentali o di non svilupparle a dovere.
- Superficialità di approccio: L’enfasi sull’esperienza e sull’atmosfera a volte penalizza la solidità tecnica. Il codice bello da vedere, ma fragile in produzione, non fa felice nessuno (tranne forse il QA, che si sente utile…).
Insomma, il vibe-coding è un ottimo modo per mantenere viva la passione per il codice, ma, come ogni cosa, serve equilibrio. Hai mai avuto un tuo personalissimo “vibe setup”? Tipo lava lamp + tastiera meccanica?